L'amministrazione ha recentemente arricchito la città di opere ceramiche contemporanee. Lasciamo la descrizione delle installazioni agli autori:
"Una
sottile luna, ha un sol giorno di vita e pende dal cielo… quasi
galleggia come un piccolo segno. Assolutamente reale. Un piccolo
miracolo. Ma se ci penso, quel piccolo segno è in realtà un enorme
satellite che viaggia nello spazio, come accade a noi stessi senza
che ce ne rendiamo conto. Ferma mobilità, movimento quieto, infinite
tensioni, equilibri cangianti.
Il
leggero pesante e il massiccio quasi etereo. Forse bisognerebbe
guardare due volte le cose. O forse bisognerebbe…farlo di continuo."
Ognuno
dei 28 elementi rappresenta un momento delle fasi lunari completando
il ciclo nella sua totalità.
Marco Samorè “Capricci”
La serie di piatti “Capricci” unisce due delle “priorità” culturali faentine come la ceramica e Romolo Liverani sotto un unico progetto per l’arredo urbano.
Il
materiale ceramico, in questo caso maiolica, viene usato come
supporto e meglio “media” per poter presentare l’omaggio ad uno
dei maggiori artisti faentini, che spesso e a volte in maniera
inconsapevole, ci accorgiamo di ammirare nei percorsi culturali della
città.
"Il
lavoro di Romolo Liverani, attivo per buona parte dell’ottocento,
ha lasciato un segno indelebile sia nel campo della scenografia
teatrale che in quella della vedutistica, e attraverso il
lavoro “Capricci” ho materializzato alcuni “paesaggi
impossibili” unendo in singole vedute, due o più bozzetti teatrali
o vedute dell’artista faentino, attraverso proprio la tecnica del
capriccio, tecnica tanto amata dagli artisti del secolo precedente al
lavoro di Liverani."
Il
risultato, realizzato tecnicamente attraverso l’uso della
decalcomania a terzo fuoco, è una serie di tavole spiazzanti in
quanto in bilico tra il reale e l’impossibile, con uno scarto
minimo che destabilizza le certezze del fruitore.
Monika
Grycko “Tre
Topi”
L’opera consiste in tre immagini di teste di ratto da posizionare e fissare ognuna su un proprio disco di supporto, realizzate in gres in modo da resistere all’ambiente esterno.
L’opera consiste in tre immagini di teste di ratto da posizionare e fissare ognuna su un proprio disco di supporto, realizzate in gres in modo da resistere all’ambiente esterno.
"Ho
scelto di realizzare un tributo ai ratti in quanto presenze
cosmopolite e silenziose che vivono in modo solitamente discreto
accanto all’umanità, testimoni non graditi della complicata sorte
della nostra specie, ma sempre in grado di emergere nell’immaginario
colettivo come metafora del male (soprattutto in quanto portatori,
tramite le pulci loro parassiti, di epocali pestilenze) e come
celebrati unici mammiferi superstiti della fine del mondo."
In
questo lavoro l’idea dei tre ratti viene associata anche al
popolare simbolo delle tre scimmie : “non vedo, non sento, non
parlo”.
I
ratti sono mammiferi geneticamente vicini a noi, curano amorevolmente
la prole e apprezzano affettuose manipolazioni, motivi per i quali
l’uomo con la stessa disinvoltura li viviseziona o li detiene come
animali da compagnia.
GUIDO
MARIANI “Sfere”
"E’ risaputo
che la sfera è la forma assoluta e perfetta per eccellenza, ed è
per questo suo incontestabile valore universale che un oggetto
artistico con tale forma sarà sempre attuale e mai fuori moda.
Convinto da tale principio non ho ritenuto opportuno ricercare altre
forme da proporre per un arredo urbano, se non una forma sferica,
soprattutto per essere in sintonia e “vicino” ai fittoni di
Domenico Rambelli nella Piazza del Popolo. La sfera soddisfa inoltre,
senza interferire più di tanto col contesto, l’esigenza decorativa
e d’arredo richiestami, nonché l’aspetto pratico e fruibile di
una seduta in ceramica, materiale che è la storia nobile di Faenza."
La
realizzazione delle sfere è fatta
manualmente con l’ausilio di uno stampo, l’oggetto riceve poi una
texture unica e irripetibile atta a conferire la vaga idea di un
grosso gomitolo. L’impasto è un semigres, ha
buona resistenza meccanica agli urti e una efficace greificazione
antigeliva. I
colori utilizzati sono il bianco e il blu che rimandano ai classici
colori del Comune di Faenza.
Pietro
Bastia “Barry”
“Un
elemento che sia di ingresso e di ostacolo allo stesso tempo, che
possa essere spostato e riposto, che sia simbolico e immediato nel
suo messaggio”
L’elemento,
di struttura in ferro tubolare, opportunemente verniciato con
colorazioni proprie della segnaletica andrà a sostituire le comuni
transenne di dissuasione comunemente usate. L’elemento,
con le sue forme addolcite si integra gradevolmente nel contesto
urbano che lo circonda.
“Sedute”
Seduta
in pietra d’Istria che riprende il materiale della cordonatura
stradale inserendosi con discrezione nel contesto storico come
elemento di arredo.
Dalla
forma semplice e linee morbide diversamente aggregabile e
assemblabile in diverse configurazioni, modulalre, costituisce l’occasione per una sosta, un luogo dove
incontrarsi lungo un percorso.