SCUOLA ELEMENTARE DON MILANI

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Si inizia a parlare di una nuova scuola elementare nella zona sud di Faenza fin da quando nasce il progetto urbanistico della zona “Cappuccini”; Il Piano Regolatore degli anni 1970-80 (a cui collaborò l’architetto Leonardo Benevolo) prevedeva infatti nell’area fra via Corbari e la ferrovia un complesso scolastico. Il Comune ebbe l’opportunità di accedere a finanziamenti per l’edilizia scolastica; questo fu l’impulso per avviare la progettazione.
Il processo che ha portato ai diversi livelli di progettazione è stato un progetto “partecipato”, che ha visto il contributo di alunni, insegnanti, genitori, di tutto il quartiere, un lungo percorso che ha portato alla realizzazione della scuola.
Sono stati coinvolti l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR), l'arch. Ugo Sasso e l’arch. Lucien Kroll che ha guidato i progettisti attraverso il percorso della progettazione fino all’inizio dei lavori, con l'augurio che la “Don Milani” diventi fino dall’inizio un amabile luogo pedagogico
Il lavoro dell'amministrazione è stato sempre teso in questa direzione Il primo passo è stato il coinvolgimento degli abitanti del quartiere Centro Sud dove è sorta la scuola. Questionari e interviste sono stati lo strumento che l’INBAR ha usato per fornire i progettisti di dati importanti sulla futura realizzazione. Ma ancora più vitale è stato il coinvolgimento dei bambini che hanno disegnato con grande impegno la loro idea di scuola. Lo stesso Lucien Kroll ha sempre sostenuto che questa parte del lavoro è stata sicuramente la più proficua. Ha avuto a disposizione centinaia di idee e da esse ha tratto spunto per creare gli edifici del villaggio che compongono la Don Milani.
Lo spunto di partenza è quello del borgo, o meglio della città, che trasforma i singoli in una comunità.
La scuola non è un elemento fisso e rigido, con elementi ripetuti e ripetibili; la scuola diventa un organismo flessibile e in grado di riassumere l’idea urbanistica che è alla base dei nostri centri storici e cioè l’assemblaggio di architetture diverse per forma e dimensioni.
La strada principale è quella dove si affacciano i casali che contengono le aule e la piazza è circondata dagli edifici di uso collettivo: la mensa, la palestra, la sala riunioni. Questi elementi riflettono l’immagine della città storica con gli edifici più importanti prospicienti il luogo di ritrovo per eccellenza, cioè la piazza.
Non dimentichiamo infine che l’altra idea fondante del progetto è la sua trasformabilità in qualcosa d’altro se le vicende storiche porteranno a dei cambiamenti importanti: a che uso sarà destinato fra cinquant’anni il borgo che adesso è una scuola?
I disegni dei bambini sono diventati i prospetti di questo borgo, l’architettura fantastica di carta si trasforma in paesaggio reale e diventa un percorso della memoria con forme che ci legano alla visione della storia che hanno i bambini e perciò anche alla nostra infanzia: la merlatura dei castelli le finestre di sghimbescio delle fiabe e per noi faentini i portici ad arco della nostra piazza.
La tecnologia e le preoccupazioni ambientali hanno guidato la mano di chi ha realizzato gli impianti. Le scelte compiute per il risparmio energetico, la salubrità dei materiali, l’habitat confortevole, la razionalizzazione dei rifiuti e delle emissioni, la trasformabilità ci permettono di considerare la nuova scuola un formidabile esempio di tecnica al servizio della sostenibilità.
Il cammino è stato difficile, articolato e non privo di asperità, l’Amministrazione Comunale ha comunque sempre cercato di mantenere inalterata la volontà di creare un’opera qualitativamente elevata sia dal punto di vista estetico – architettonico che da quello dell’alta funzionalità d’uso ed ha inoltre sempre impedito che le difficoltà che si sono susseguite potessero in qualche modo tradire lo spirito progettuale di partenza.
Ora i ragazzi e i loro insegnanti possono godersi in pieno la loro scuola.